LETTERA "P"

Glossario Sanscrito Fondamentale Enciclopedico

 

Pada: piede.

 

 Padartha: ultima categoria.

 

Padma: ‘fiore di loto’ (cfr. elementi dell’iconografia di Vishnu). Il termine, se di genere femminile, esprime anche un epiteto di Lakshmi.

 

Padma Purana: ‘l’antica narrazione del fiore di loto’; uno dei principali Purana.

 

Pancha: cinque.

 

Pancha-jnana-indriya e pancha-karma-indriya: lett. 'Organi di percezione, organi di azione’. I cinque organi di percezione (pancha-jnana-indriya) sono: l’udito, il tatto, la vista, il gusto e l’odorato, mentre i cinque organi di azione (pancha-karma-indriya) sono: bocca, mani, piedi, ano e genitali.

 

Panchaklesha: i 'cinque condizionamenti' analizzati da Patanjali nei sutra sullo Yoga: avidya (mancanza di consapevolezza spirituale), asmita (identificazione dell’essere con il corpo psicofisico), raga (attrazione), dvesha (repulsione), abhinivesha (attaccamento alla vita materiale).

 

Panchamukhi: lett. 'dalle cinque teste'. Appellativo di Shiva, seduto su un fiore di loto.

 

Panchatantra: insieme alla Hitopadesha, il più alto esempio di letteratura favolistica.

 

Pandava: i cinque ‘figli di Pandu’: Yudhishthira, Bhima, Arjuna, Nakula e Sahadeva. Combattono contro i cugini Kaurava la guerra del Mahabharata.

 

Pandu: sovrano dei Kuru nato dall’unione di Vyasa con Ambalika, vedova di Vicitravirya. E’ padre dei cinque Pandava.

 

Panini: uno dei massimi linguisti dell’antichità, vissuto intorno al VI sec. a.C.. E’ autore dell’Ashtadhyai ‘trattato in otto libri’, che rappresenta il canone della lingua sanscrita.

 

Panka: argilla.

 

Papa: vizio, errore, peccato.

 

Para: superlativo usato come prefisso. Significa supremo.

 

Paratman: lett. ‘Anima suprema’. Manifestazione del Divino realizzata dagli yogin che, in virtù di ascesi e tecniche di meditazione, arrivano a percepire la Verità suprema in una forma localizzata. Costituisce uno dei tre livelli di realizzazione dell’Assoluto (Brahman, Paramatman e Bhagavan; cfr. Bhagavata-purana I.2.11). Divino ordinatore (Antaryamin) che, dall’interno del metaspazio del cuore, accompagna l'essere incarnato durante il suo peregrinare samsarico.

 

Parabrahman: Brahman nel suo aspetto più assoluto, libero da ogni emanazione e preso in se stesso.

 

Paramahansa o Paramahamsa: spirito supremo; Hamsa o Hansa, secondo gli Orientalisti, significa "cigno" o "oca" ed è il simbolo dell'Anima; è un nome di Parabrahman e significa "l'Uccello fuori dal tempo e dallo spazio".

 

Paranirvana: nirvana supremo, che alcuni interpretano come Nulla o assoluta eliminazione. Secondo l'insegnamento spirituale significa identità assoluta in Quello e infinita consapevolezza.

 

Parampara: successione di Maestri spirituali (il termine significa lett. ‘dall’uno all’altro’) nella trasmissione della scienza sacra. Guida o scritto spirituale che basa il proprio insegnamento sui testi sacri e i maestri di una scuola tradizionale.

 

Parashurama: uno dei più importanti avatara di Vishnu-Krishna.

 

Paravidya: sapienza e conoscenza suprema.

 

Parvan: ‘libro’; nome dei diciotto libri di cui si compone il Mahabharata.

 

Parvati: consorte di Shiva, conosciuta anche come Uma, Sati, Gauri.

 

Patala: una parte degli inferi.

 

Patanjali: autore dei celeberrimi aforismi sullo Yoga (Yogasutra) e codificatore del darshana Yoga, la tradizione gli attribuisce anche uno studio sulla

grammatica sanscrita di Panini e un autorevole trattato di medicina. E' vissuto probabilmente nel II secolo a.C..

 

Phala: frutto.

 

Pindadana: si tratta di un'offerta nell'ambito di una cerimonia chiamata shraddha, rito che ha la funzione di aiutare i dipartiti, nella loro nuova dimensione, a migliorare la posizione esistenziale nel prosieguo verso la liberazione.

 

Pingala: nadi, corrente nervosa che termina nella narice destra.

 

Pitri: lett. ‘padre’. Avi venerati da tutti gli orientali, che li credono proteggere i loro discendenti. 

  

Pitriloka: pianeta su cui vivono i pitri (antenati), una speciale categoria di esseri celesti.

 

Pitta: bile; uno dei tre umori (tridosha) del corpo.

 

Prabhupada: titolo onorifico (lett. ‘ai piedi del Signore supremo‘) di un maestro spirituale. Epiteto di Bhaktivedanta Svami.

 

Pradhana: elemento primordiale o natura.

 

Prahlada: santo figlio di Hiranyakasipu, viene salvato dal Signore supremo nella forma di Narasimha. E’ uno dei dodici mahajana.

 

Prajapati: lett. ‘signore delle creature’. E’ una manifestazione del Signore supremo che compare nei Veda in qualità di creatore dell’universo sensibile. Nella Chandogya Upanishad leggiamo: Prajapati covò i mondi. Di questi, covati, estrasse l'essenza: il fuoco dalla terra, il vento dall'atmosfera, il sole dal cielo. Egli covò queste tre divinità. Di queste tre, covate, estrasse l'essenza: i versi [del Rig Veda] dal fuoco, le formule sacrificali [del Yajur Veda] dal vento, le melodie [del Sama Veda] dal sole.”

 

Prajna: divina sapienza, che porta alla realizzazione dell'Uno.

 

Prajnayogi: colui che ha raggiunto la divina saggezza. Un illuminato..

 

Prakriti: Sostanza primordiale della natura o anche natura per la filosofia Samkhya di Kapila. Fonda in parte tutto l'universo. E' sorgente degli aspetti materiali e mentali del mondo, distinti dal Purusha ("uomo cosmico o monade"). 1. La 'Natura'. E' costituita da otto elementi archetipici, che sono: bhumi 'terra'; apa 'acqua'; anala 'fuoco'; vayu 'aria'; kha 'etere'; manas 'mente'; buddhi 'intelligenza' e ahankara, 'senso dell'io'. 2. Detta anche apara- prakriti o 'energia inferiore', è la manifestazione della potenza esterna (bahiranga-shakti) dell'Essere supremo, costituita di 24 elementi la cui interazione opera sotto l'influsso del tempo (kala) e a contatto con l'energia spirituale (para- prakriti). Dalla Prakriti promanano i tre guna.

 

Pralaya: lett. ‘distruzione’. La tradizione puranica distingue tre tipi di pralaya:

1. la nityapralaya, ovvero il quotidiano decadimento degli oggetti e dei corpi;

2. la brahmapralaya o naimittikapralaya, che segue ad ogni kalpa (1000 mahayuga), corrispondente ad un giorno di vita di Brahma;

3. la mahapralaya, la dissoluzione dell’intero universo al termine della vita di Brahma (311 bilioni e 40 miliardi di anni terrestri): con essa l’universo (bhuh, bhuvah, svah) viene riassorbito nel corpo di Narayana e la realtà cosmica diviene avyakta (immanifesta), per essere poi nuovamente manifestata (sarga).

 

Pramana: nel sistema della scuola Nyaya (logica), sono descritte tre principali prove o pramana attraverso le quali l’individuo può cercare di comprendere la realtà, la verità delle cose e dei fenomeni che lo circondano:

1. pratyaksha: percezione sensoriale o metodo sperimentale. Pratyaksha significa ‘[ciò che è presente] davanti agli occhi’ (da prati ‘davanti’ e aksha ‘occhio’).

2. anumana: ragionamento, deduzione. Letteralmente il termine significa ‘secondo l’opinione, secondo la mente’ (da anu secondo’ e manas ‘mente, opinione’).

3. shabdabrahman: testimonianza orale proveniente da una tradizione o autorità. Essendo i Veda l’emanazione della Verità assoluta sotto forma di suono, shabda appunto, chi attingerà da essi o si rivolgerà ai saggi che sugli insegnamenti dei Veda basano la loro vita, otterrà, secondo la tradizione, la conoscenza più elevata e le informazioni più autorevoli, le uniche che permettono di cogliere l’essenza delle cose.

 

Prana: significa lett. vita e in seconda istanza viene inteso come respiro.

1. soffio, energia vitale, respiro cosmico.

2. Le arie che circolano nel corpo; presiedono alle diverse funzioni organiche e sono portatrici di energia e forza vitale.

 

Prananatha: nome di Vishnu che significa ‘Signore o protettore della forza vitale’; da prana, ‘energia vitale’ e natha, ‘signore, protettore’.

 

Pranayama: nel sistema Yoga di Patanjali è il quarto livello; vera e propria scienza per regolare le fasi della respirazione, d'eccezionale importanza per la sua elevata capacità di purificazione e conseguente potenziamento di tutte le facoltà psicofisiche. Per mezzo di questa pratica lo yogin riesce a sospendere le funzioni del respiro, dominando l'elemento psichico che a questo è strettamente correlato. Il pranayama o 'controllo della forza vitale' si esplica in tre fasi: recaka (espirazione), puraka (inspirazione) e kumbhaka (sospensione del respiro).

 

Prapatti: ‘abbandono fiducioso’ a Dio, il termine caratterizza la bhakti nell’interpretazione di Ramanuja.

 

Prarabdhakarma: l’effetto delle passate azioni (karma) giunto a maturazione (prarabdha) e pertanto impossibile da neutralizzare, come ad es. il corpo grossolano. Differisce da samcitakarma (l’effetto delle azioni che ancora deve maturare) e agaminkarma (l’effetto delle azioni che potrà accumularsi in futuro), che invece possono essere estinti.

 

Prasankhyana: contemplare l'astrazione.

 

Prashna Upanishad: lett. ‘Insegnamento circa i quesiti’, l’opera verte sulle sei domande che i filosofi rivolgono al saggio Pippalada a proposito della natura umana e delle origini dell’universo.

 

Prasthanatraya: i Vedanta-sutra (‘Aforismi del Vedanta’), chiamati anche Brahma-sutra (‘Aforismi sul Brahman’) o Shariraka-sutra (‘Aforismi sullo spirito che abita il corpo’), costituiscono, insieme alle Upanishad (‘sedute presso [il maestro]’) e alla Bhagavad-gita (‘canto del glorioso Signore’), il

cosiddetto Prasthanatraya (‘triplice fonte’) della scuola Vedanta. In questo complesso di testi autorevoli le Upanishad corrispondono alla fonte rivelata (Shruti-prasthana), i Vedantasutra a quella logica (Nyaya-prasthana) e la Bhagavad-gita a quella tradizionale (Smriti-prasthana).

 

Pratibha: illuminazione attraverso la sapienza divina.

 

Pratika: immagine o simbolo dell'essere infinito o Brahman.

 

Pratiloma: ‘contrario al corso naturale, invertito’. Modello di matrimonio in cui, contrariamente al sistema sociale dell’India classica, la moglie fa parte di un ceto sociale superiore a quello del marito.

 

Pratima: usare le immagini della divinità come simboli dell'unico essere supremo. Non è idolatria, perché attraverso questi si adora il Supremo, incarnato nelle varie divinità.

 

Prativishaya: organi dei sensi.

 

Pratyahara: dominio dei sensi. Nel sistema Yoga di Patanjali è il quinto livello. Porta a raggiungere l'introspezione, cioé la mente si distacca dalla suggestione delle impressioni esterne e si rivolge su di sé. E' il recupero delle proiezioni energetiche normalmente canalizzate dai sensi verso l'esterno e loro conversione verso il sé, accrescendo notevolmente le capacità intellettive e la percezione interiore.

 

Pratyagatman: conoscenza e illuminazione interiore.

 

Pratyaksha (o Pratyaksham): praty significa ‘davanti’, ‘di fronte’ e aksha occhio’, quindi pratyaksha indica letteralmente ‘ciò che sta davanti agli occhi’ ma, per estensione, si riferisce alla percezione sensoriale in genere. Percepire attraverso l'illuminazione interiore, senza bisogno dei sensi.

 

Prayojana: prayojana ha il significato di ‘fine, scopo’, formato da pra, prefisso nominale che indica grandezza e yojana, concentrazione, preparazione, applicazione, unione’.

 

Preya e Shreya: nella filosofia indovedica con preya s’intende il beneficio immediato ma effimero di un’azione, mentre con shreya quello ultimo, reale. Libera volontà ci dà il diritto di scelta, noi possiamo scegliere tra quello che gli Upanishad (i più importanti Testi Sacri della millenaria religione hindù), chiamano preya e shreya.
Preya è il piacevole: il percorso del piacere che ci attrae, ma conduce al nostro degrado.
Shreya è il bene: il percorso di shreya può, in primo luogo, risultare difficile da percorrere, ma in ultima analisi, conduce al nostro benessere evolutivo spirituale.
Ad ogni passo abbiamo una scelta. Molti di noi, ahimè, scelgono il percorso facile – il percorso del piacere – e così tendono a moltiplicare indesiderabili karma.

 

Prema: ‘amore, tenerezza, predilezione’. Nella scuola di Caitanya, il più alto livello di Amore divino (Krishna prema bhakti).

 

Preta: i ‘trapassati’. Spirito dei defunti.

 

Prithivi: Terra o materia solida.

 

Punya: merito acquisito grazie al compimento di attività pie.

 

Puraka: inspirazione.

 

Purana: poema epico religioso, redatto in un periodo compreso tra il VI e il X secolo d.C.. Importanti opere della letteratura tradizionale indiana (Smriti) contenenti celebrate dottrine cosmogoniche, antropologiche ed escatologiche. Il termine significa lett. ‘antiche narrazioni’. cfr. Mahapurana.

 

Puri (anche Jagannatha Puri): una delle città sacre più antiche e importanti dell'India, secondo la tradizione indovedica in grado di conferire la liberazione dal samsara (nella letteratura puranica Puri fa parte di un elenco di sette città sante definite mokshada donatrici della liberazione’ o muktikshetra ‘terre della liberazione’); nota anche col nome di Purushottama-kshetra (‘territorio del Signore supremo’), è situata in Orissa, sulle sponde del golfo del Bengala, circa 60 km a sud–est di Bhubaneswar; si caratterizza per l’adorazione di Krishna nella forma di Jagannatha, il ‘Signore dell’universo’.

 

Purusha: lett. ‘uomo, maschio’. Termine che può indicare sia l’essere individuale che l’Essere primordiale, lo Spirito supremo, l’eterna Persona divina.

 

Purushartha: la letteratura indovedica prescrive quattro obiettivi che l’essere umano dovrebbe armoniosamente conseguire nella propria vita terrena: dharma (giustizia, religiosità), artha (sviluppo economico, successo, realizzazione delle proprie aspirazioni personali), kama (soddisfacimento dei sensi) e moksha (liberazione). Nella tradizione vaishnava, in particolar modo nella scuola di Caitanya, viene menzionato un quinto purushartha o param purushartha che è il fine ultimo dell'esistenza, cioè prema: il puro amore per Dio.

 

Purusha-sukta: ‘inno al Purusha’; famosa sezione del Veda (cfr. Rigveda X.90) che descrive l’origine divina dell’universo e della umanità, i cui gruppi sociali, durante un sacrificio cosmico, furono generati dallo “smembramento” della Persona divina primordiale (Purusha): dalla sua testa nacquero i brahmana, dalle sue braccia gli kshatriya, dalle sue gambe i vaishya, dai suoi piedi i shudra.

 

Purva Mimamsa (o Karma Mimamsa o Dharma Mimamsa): uno dei sei darshana della filosofia indovedica, codificato da Jaimini negli ‘aforismi sulla Purvamimamsa’ (Purvamimamsasutra). Secondo la Purva Mimamsa (lett. ‘prima indagine’), la ritualistica rappresenta l’unico mezzo di comunione tra l’essere umano e Dio.